Majla Chindamo - Un Viaggio nell'Anima tra Realismo ed Iperrealismo
di Francesca Callipari

Artista romana , MAJLA CHINDAMO, inizia a disegnare all'età di 5 anni grazie alla madre che le trasmette questa passione. Seguendo questa sua predisposizione, frequenta in seguito l'Istituto d'arte, avendo modo di approfondire la conoscenza delle diverse tecniche.
Muovendosi nell'ambito dell'arte iperrealista manifesta uno stile fortemente riconoscibile,mixando l'indiscutibile abilità tecnica alla dedizione meticolosa per la resa dei dettagli, elementi che si riflettono in ogni sua opera.
La sua arte non si configura, però, come un atto passivo di riproduzione del mondo, ma piuttosto come un atto di rielaborazione sensoriale, un invito a esplorare il mistero del visibile attraverso un'interpretazione assoluta.
È un'artista che ci restituisce il mondo come una realtà potenziale, in cui ogni dettaglio, ogni sfumatura, è concepita come una scrittura emotiva, capace di dissolversi nella pura vibrazione della luce e del colore.
Non si tratta mai di un iperrealismo fine a se stesso. Come possiamo vedere in opere come "La vita attende di essere conosciuta" o "Luci ed ombre", ogni linea, ogni riflesso, è un atto che cerca di estrarre dalla realtà l'anima dell'artista e del soggetto... una verità che è nascosta dietro la superficie. Una ricerca, dunque, incessante; una tensione verso una dimensione che sfiora l'onirico e il simbolico, pur mantenendo radici ben salde nel concreto del visibile.
La sua scelta di esplorare il regno animale e il ritratto umano, non come semplice trascrizione del reale, ma come atto poetico, conferisce alle sue opere una qualità che trascende il dettaglio fisiognomico, per spingersi oltre la superficie. Ogni volto, ogni sguardo, è un ritratto dell'anima, un'emozione congelata sul supporto, in cui il contrasto tra luce e ombra non è solo un gioco visivo, ma una lotta tra l'apparente e il nascosto, tra ciò che vediamo e ciò che sentiamo.
In molte opere vediamo la luce che sfiora un volto o che accarezza il corpo di un animale, una luce che ovviamente non è mai casuale ma che assume una valenza simbolica, narrativa, ergendosi come un tentativo di penetrare nell'essenza del soggetto.
Estremamente interessante è poi anche la sua ricerca cromatica… un vero e proprio viaggio interiore che passa dalle tonalità morbide e sfumate a quelle più decise e vibranti, insistendo talvolta su colori più terrosi e cupi, quasi come se l'artista volesse riflettere l'alternanza tra l'inquietudine dell'animo e la serenità di un'armonia raggiunta.
Non c'è mai un accostamento casuale... ogni colore ha un significato, una funzione precisa, un ruolo da svolgere nella drammaturgia dell'opera. Le superfici che ritraggono la pelle, il manto, le espressioni, non sono semplicemente formali, sono veicoli di un'immediatezza visiva che sfiora l'istinto. Non basta guardare, bisogna sentire. La morbidezza della pelle, la ruvidezza di un manto, tutto nelle opere di Majla ha una qualità tattile che sconvolge lo spettatore, che lo obbliga a confrontarsi con l'opera a livello primordiale.
Il suo stile è, dunque, molto più di una tecnica, è un linguaggio visivo che ci invita a riflettere sul nostro rapporto con il mondo e con le emozioni. È un'arte che vuol decodificare la realtà per scoprire ciò che essa nasconde.

Molte opere sono pervase da un'atmosfera quasi surreale, magica come ad esempio l'opera dal titolo "Inconscio" che ci conduce verso un'esperienza sensoriale totale, che coinvolge non solo la vista, ma l'emozione. Sono opere dove il reale si fonde con il sogno, dove l'artista ci invita a fare esperienza di un mondo che non è mai totalmente presente, ma che, attraverso il suo lavoro, emerge in una forma nuova, arricchita, reinventata.
Chindamo è un'artista che, attraverso la sua ricerca e il suo stile unico, riesce a dare nuova vita al concetto stesso di realismo. La sua capacità di mescolare precisione tecnica e una profondità emotiva quasi onirica la rende una voce unica nel contesto artistico contemporaneo … è un'artista che non soltanto ci spinge ad andare alla profondità delle cose del mondo, ma ci invita a sentirlo, a viverlo, a riscoprirlo, trasformandolo in una realtà più grande, più complessa, più universale.
Perché come affermava Marcel Proust
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi.
Francesca Callipari
Art critic and Art curator
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