La manipolazione psicologica: dal carnefice alla vittima

17.04.2025

di Yuleisy Cruz Lezcano

Le donne vittime di violenza di genere affrontano una realtà complessa e devastante, spesso dominata dalla paura, dalla vergogna e dalla sofferenza. Tuttavia, dietro questo dramma, può emergere un fenomeno più profondo e meno visibile: la ricerca di emozioni forti che si intrecciano con le dinamiche di manipolazione psicologica, dipendenza affettiva e abusi.

Questo ciclo perverso di emozioni estreme e turbolente crea un paradosso doloroso: le donne che subiscono violenza possono sentirsi attratte da esperienze emotive intense, nonostante la sofferenza che ne deriva. Per comprendere meglio questa dinamica, è necessario esplorare i meccanismi psicologici e socioculturali che alimentano il ciclo della violenza e il legame che si crea tra la vittima e l'aggressore.

La ricerca di emozioni forti può sembrare, a prima vista, un desiderio sano di vivere esperienze appaganti e significative. Tuttavia, quando questo bisogno è vissuto all'interno di una relazione abusiva, esso assume una forma distorta. Le dinamiche emotive in una relazione violenta sono caratterizzate da alti e bassi estremi, che creano un'illusione di intensità affettiva e passione. Le emozioni vanno dal calore e dall'affetto (quando l'aggressore si mostra affettuoso) a momenti di gelo, umiliazione, rabbia o violenza fisica e psicologica. Questi sbalzi emotivi sono detti "relazioni montagne russe", e diventano un fattore di attrazione per molte donne, che finiscono per associare l'intensità emotiva alla sensazione di amore o apprezzamento.

La dipendenza emotiva che ne deriva è simile alla dipendenza da una sostanza: la persona abusata diventa gradualmente incapace di vivere senza quella scarica di emozioni intense, anche se devastanti. Gli attacchi emotivi e le violenze sono percepiti come necessari per il mantenimento del legame affettivo, creando un ciclo che è difficile da spezzare. La lettura di questa dipendenza è ambivalente ed è difficile definire la devianza di questi rapporti, rispetto ai valori correnti. Lo stereotipo delle relazioni tossiche non riesce a incanalare le diverse tipologie dei comportamenti di tutte le conflittualità e l'espressione degli stati emotivi che vivono la vittima e il suo manipolatore. La distorsione dei fatti, non solo da parte delle persone che vivono tale esperienza, ma anche dagli psicologi o pedagogisti che cercano di studiare il fenomeno, basandosi non su quello che sta accadendo ma su quello che hanno studiato anteriormente, rappresenta un'ulteriore complessità, così come è difficile assumere la realtà e la sua rappresentazione, quando si cerca di raggruppare realtà complesse. Non esistono di fatto teorie assolutistiche per trattare le dipendenze affettive e al giorno d'oggi molte donne hanno provato una qualsiasi forma di violenza psicologica.

La progressiva individualizzazione del fenomeno sta determinando uno sganciamento dai modelli già studiati, ribaltando la dicotomia tra relazioni sane e relazioni rette da valori distorti, per porre così l'attenzione verso le relazioni borderline, che rappresentano una variante meno studiata, ma che richiedono percorsi individuali diversificati, che rendono ulteriormente difficile una lettura del fenomeno nel suo insieme.

Uno degli strumenti più potenti in una relazione abusiva è la manipolazione psicologica. L'abusante "spesso" utilizza una serie di tattiche per confondere, intimidire e controllare la vittima (le strategie però non sono tutte codificate). Tra queste, spicca il "gaslighting", una forma di manipolazione che fa dubitare la vittima della propria percezione della realtà, facendo credere che ciò che sta vivendo sia una "normalità" o che sia colpa sua. Il termine deriva dal film «Gaslight» del 1944, in cui un marito manipola la moglie per farla credere pazza, abbassando gradualmente l'intensità della luce a gas nella loro casa e negando il cambiamento quando lei lo nota. Oggi, questo concetto è utilizzato per descrivere una serie di abusi emotivi che si manifestano in relazioni interpersonali, abusi domestici e dinamiche di potere più ampie.

In queste situazioni, la vittima si sente persa e in balia di emozioni contrastanti, che oscillano tra la speranza di cambiamento e la paura del rifiuto e della violenza. Questo processo alimenta la convinzione che l'unico modo per sentirsi amata sia accettare la manipolazione, l'umiliazione o anche l'abuso fisico. Il dolore emotivo e fisico viene interpretato erroneamente come parte di una forma distorta di affetto, un paradosso che ostacola l'uscita da questa spirale distruttiva.

Il gaslighting è stato oggetto di numerosi studi psicologici, che ne hanno analizzato le dinamiche e gli effetti sulle vittime. Sebbene non esista una definizione ufficiale universalmente riconosciuta nel campo della psicologia, diversi esperti hanno studiato il fenomeno, evidenziando i danni psicologici che esso provoca.

Un esempio è «The gaslight effect: how to spot and survive the hidden manipulation others use to control your life» della Dr.ssa Robin Stern (2007). Questo libro è uno dei testi fondamentali sul gaslighting. La Dr.ssa Robin Stern, psicologa e ricercatrice, esplora come il gaslighting si sviluppa nelle relazioni e come può portare una persona a dubitare della propria sanità mentale. Stern descrive i vari segnali di gaslighting, come il discredito sistematico della vittima e la distorsione della realtà, e fornisce strategie per riconoscere il comportamento manipolativo e affrontarlo. Il gaslighting è tra le forme più insidiose di manipolazione. La Dr.ssa Stern esplora in dettaglio come il gaslighting si sviluppa nelle relazioni interpersonali, in particolare nelle relazioni romantiche, familiari e professionali. Il manipolatore, o "gaslighter", spesso inizia con piccole manipolazioni che possono sembrare innocue all'inizio, ma che, con il tempo, si accumulano e diventano sempre più aggressive e devastanti. La vittima, inizialmente confusa e scettica riguardo alla sua percezione della realtà, diventa gradualmente più dipendente dal manipolatore, che le fornisce la "verità" alternativa. L'abuso psicologico, spesso invisibile, può danneggiare la psiche della vittima a lungo termine, creando disorientamento e perdita di autostima.

Diversi scrittori e scrittrici hanno trattato tematiche legate alla manipolazione psicologica, al gaslighting e alle dinamiche disfunzionali nelle relazioni, sia nella narrativa che nella poesia. Molti di questi autori esplorano le dinamiche di potere, controllo e abuso emotivo, offrendo una visione critica delle relazioni interpersonali e dando voce a chi ha subito manipolazioni psicologiche. Alcuni di questi lavori, attraverso le loro trame e i personaggi, aiutano a sensibilizzare il pubblico sulle pericolose dinamiche di abuso psicologico e propongono riflessioni su come costruire relazioni più equilibrate e sane. Per esempio Paula Hawkins, nel suo famoso thriller «The Girl on the Train», esplora la manipolazione psicologica all'interno di una relazione matrimoniale, con un particolare focus su come il gaslighting può influenzare la psiche della vittima. Infatti, il gaslighting può manifestarsi anche nei contesti più silenziosi, ma altrettanto devastanti, di una relazione apparentemente normale.

Conclusioni

Quando una persona viene costantemente bombardata con negazioni e minimizzazioni del proprio vissuto, può iniziare a credere che qualcosa non vada in lei, piuttosto che con il comportamento manipolativo dell'altro. La vittima comincia a perdere fiducia nelle proprie percezioni e giudizi, sviluppando una bassa autostima. L'incertezza costante sulla realtà può portare la vittima a sentirsi ansiosa e depressa, spesso incapace di fare affidamento su sè stessa o sulle proprie emozioni. Tutto questo può comportare un sentimento di smarrimento, può fare sentire alla vittima che non è più in grado di distinguere tra ciò che è vero e ciò che è falso. Infine, il manipolatore fa in modo di isolare la vittima dai suoi amici e familiari. Le vittime di gaslighting possono ritrovarsi isolate, senza alcun supporto esterno per confermare la loro percezione della realtà.

Questo aspetto aumenta la dipendenza e di questo ho parlato anche nel mio ultimo libro dal titolo «Di un'altra voce sarà la paura», dove a pagina 66 con qualche verso nella poesia "Amore e violenza" descrivo come la vittima si può innamorare perfino della violenza. Comunque ci sono modi per uscire da questo meccanismo perverso. Infatti, riguardo a questo meccanismo ci sono guide pratiche nell'attuale letteratura che offrono gli strumenti per uscirne, che esplorano la teoria psicologica dietro il gaslighting e forniscono un'analisi delle dinamiche di abuso emotivo, con esempi concreti di come questo si manifesta nelle relazioni personali e professionali. Inoltre, è necessario che la vittima sappia che ci sono i modi per difendersi, per affrontare la manipolazione e recuperare la propria autostima e che esistono i professionisti capaci di aiutarla. Ad ogni modo è fondamentale per il processo di guarigione ristabilire una percezione sana di sé e credo che per fare ciò il primo passo potrebbe essere prestare attenzione ai segnali di allarme, come il senso di confusione persistente e la sensazione che la propria realtà venga costantemente messa in discussione. Potrebbe essere utile tenere un diario o annotare gli eventi per mantenere la lucidità. Comunque è fondamentale avere una rete di supporto, che può includere amici, familiari o terapeuti. Il supporto esterno è fondamentale per contrastare l'isolamento e confermare la propria percezione della realtà.

In Italia, esistono numerose strutture e organizzazioni che offrono supporto alle donne vittime di gaslighting e abuso psicologico. Tra queste, i centri antiviolenza e le linee telefoniche di emergenza sono risorse vitali per chi cerca aiuto. Per esempio Il Telefono Rosa è una delle principali organizzazioni italiane che offre supporto alle donne vittime di violenza, tra cui il gaslighting. Il numero di telefono 1522 è attivo 24 ore su 24, ed è gratuito e anonimo. Le operatrici del servizio forniscono consulenze legali, psicologiche e informazioni sui percorsi di supporto. Poi c'è la possibilità di contattare il D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza) che è una rete di centri antiviolenza e case rifugio che offre supporto a donne che subiscono violenza psicologica, fisica ed economica o altri centri antiviolenza territoriali.

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