Gli Abissi della spiritualità: un dipinto di Giampiero Murgia
di Francesca Callipari
Non c'è profondità al di fuori dell'anima dell'uomo e l'anima è l'abisso che invoca sé stesso...
Kahil Gibran
Silenzi dell'anima, tra fruscii ovattati e luccichii, si fondono ad un blu intenso e "scenografici" bagliori in un mare sconfinato di bellezza.
Come il proscenio di un teatro greco, il fondale si apre agli occhi dell'osservatore, facendo sì che anch'egli si senta parte di questo straordinario mondo sottomarino. Un viaggio onirico tra gli infiniti tesori degli abissi che rievocano le radici della nostra cultura, come la colonna ionica posta sullo sfondo, la presenza delle statue e l'anfora nella parte sinistra; un percorso alla scoperta della propria spiritualità, del proprio Io interiore.
Statue dalle pose morbide e rilassate, ad una visione più attenta, rivelano la loro umana natura, divenendo protagonisti e guide di questo percorso ascetico dell'umanità.
Muovendosi tra Realismo e Surrealismo e suggestioni impressioniste, l'artista mostra uno studio intenso della luce e delle ombre, riuscendo a conferire alla tela la trasparenza dell'acqua e la profondità del mare, attraverso un perfetto equilibrio chiaroscurale e cromatico. Velature di colore si uniscono a stesure energiche e stratificate in una spasmodica ricerca di una superficie lucente e riflettente.
Come in altre opere di Giampiero Murgia, si inseriscono nella composizione una serie di elementi e simbologie che, a mio avviso, riconducono ai grandi temi dell'esistenza. Mi sembra chiaro che in qualche modo il periodo che stiamo vivendo, in questa sensazione di continua attesa e paura per il futuro, sia certamente richiamato all'interno di quest'opera: le figure sospese e colte in immobili pose riflessive, in fondo, non sono altro che la rappresentazione di individui contemporanei che forse in questo periodo più di altri si interrogano sul senso dell'esistenza. Al tempo stesso, gli abissi rappresentano in qualche modo un luogo dove ritrovare la pace e la serenità dello spirito, un luogo dove trovare riparo e prepararsi alla rinascita.
In tal modo, la figura che più di tutti ci deve guidare in questo percorso di rinascita è sicuramente l'imponente scultura femminile che vediamo all'angolo destro: si tratta di una figura estremamente importante che, posta sul lato del "cuore" del dipinto, funge in un certo senso da spirito guida principale di questo percorso ascetico dell'umanità. Essa rievoca una scultura, forse poco conosciuta, ma estremamente potente della scultrice americana Paige Bradley, intitolata Expansion che, rifacendosi alla filosofia e alla tecnica artistica giapponese del Kintsugi, ben incarna il senso della rinascita che non può esistere se prima non si passa attraverso le ferite, il dolore, la disperazione.
La tecnica del Kintsugi ci insegna che la vita è fatta anche di rotture, di dolore, di vasi che cadono a terra e si frantumano ma che proprio a seguito di queste cadute possono divenire ancora più belli. Per rendere ancora più evidente questo messaggio, i giapponesi riparano queste "cicatrici" con l'oro rendendo, quindi, l'oggetto ancora più prezioso.
Giampiero Murgia, pertanto, attraverso questa immagine invia un messaggio potentissimo a tutti noi… un messaggio che, se viene associato al periodo che stiamo vivendo, ci sbatte in faccia un'assoluta verità che dovremmo tener presente non solo oggi ma per sempre nella nostra vita: "bisogna trovare un'opportunità anche nelle situazioni più difficili, trarre dalla sofferenza i migliori presupposti che possano poi condurci alla nostra rinascita… la vita va vissuta profondamente… senza piangersi addosso… trovando il coraggio e la forza di andare avanti anche quando tutto sembra impossibile".
Presa coscienza e consapevolezza di questo pensiero fondamentale sull'esistenza, l'osservatore è ora pronto ad immergersi nella contemplazione di un elemento fondamentale e altamente simbolico di questo dipinto, ovvero la maschera.
Sin dalla notte dei tempi l'elemento della maschera s'intreccia alla storia dell'uomo. Riconosciuta da tutti come simbologia di falsità, opportunismo e inganno, essa può collegarsi, in realtà, ad altri significati: si può indossare una maschera per nascondere la propria paura, per comunicare con mondi diversi dal nostro… Qui, la maschera richiama sicuramente quel senso di totale libertà che si respira all'interno di quest'opera: un mondo nel quale presentarsi agli altri liberi da ogni orpello… un luogo nel quale potersi mettere a nudo fino a mostrare la profondità della propria anima.
La maschera, infine, è anche un richiamo alla caducità dell'esistenza… Sin dai tempi delle più antiche civiltà essa ha rappresentato un elemento strettamente collegato alla morte dell'individuo. Basti pensare alle maschere utilizzate in rituali magici o religiosi fino ad arrivare alle maschere mortuarie che, in qualche modo, fungevano da ponte tra il regno della vita e quello della morte.
Si giunge così al senso più profondo del quadro: un uomo e una donna, rappresentati come figure evanescenti (anime), contemplano la maschera, ricordandoci in fondo quanto sia precaria l'esistenza e quanto accogliere l'idea di "sorella morte", come la definiva San Francesco, possa farci meglio comprendere, forse, il senso di questa esistenza, liberandoci dalle paure e permettendoci di vivere appieno la nostra esistenza perché, come diceva Pablo Neruda: "vivere richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare…"
Si riportano, di seguito, due poesie di Giampiero Murgia, strettamente connesse a questo dipinto e riportate in uno dei suoi libri pubblicati dal titolo "Solchi tra le dita" (in vendita su Feltrinelli, Amazon e tutti gli store online).
ELOGIO AL BLU
È l'oltremare
che hai dentro
profondo
s'impone e si dona
esalta e poi sfuma
le gioie e le asprezze
di vita
è il cobalto
che hai oltre
immenso
che tinge il mistero
ispira e poi incanta
i miti poeti
compagni del viaggio
e la leggerezza e l'abisso
ritrovi e riscopri
in riflessiva quiete
perché è volta del tempio
perché è il fondo del mare
perché suono e coscienza del sé
e pare accostarsi all'alto
verso confini mai scorsi
dalla notte dei templi
e pare risalirne il fiume
lungo la via lastricata
ove ragione la fede conosce
perché speranza
da luce
in simbiosi di giallo
perché passione
da slancio
in guizzo di rosso
perché se c'è un colore
che più di altri
simboleggia l'umore di Dio
è l'oltremare
che hai dentro
profondo
IMMENSO MARE
Il mare
non lo puoi afferrare
è il respiro che hai dentro
ciò che eravamo
che siamo e che saremo
come onde che rincorrono
e svaniscono
per ricongiungersi
con affetto al suo ventre
libere d'essere
rinascono ed ancora
bramose di riposo
della dimora natia