Giampiero Murgia - La guerra e la scelleratezza umana, tra realismo e oniricità
di Francesca Callipari
NASCITURI ANGELI
Potesse la parola forgiare la materia
e il pensier mio perfino il verbo render inutile
cosicchè nella notte della vita
da destarmi e apprendere
la serenità che un giorno questo accada
e che significhi non essere mai nato
(GM, dicembre 2016)
Artista poliedrico e visionario, Giampiero Murgia indaga la vita e l'umanità. Una varietà di concetti e simbologie si racchiudono all'interno dei suoi lavori, dove ogni singolo elemento, ogni colore, ogni bagliore è teso a rappresentare uno specifico concetto, un'emozione che l'artista vuol trasferire all'astante. Tra paesaggi intrisi di lirismo e scenari surreali, Murgia affronta spesso, anche in termini di denuncia, tematiche che riguardano la contemporaneità, imprimendo con forza le sue riflessioni sulla tela per mezzo di infinite pennellate; ponendo di fronte all'osservatore una verità palpabile che non può essere ignorata.
È ciò che accade nel dipinto "Why (Nascituri angeli)" che all'interno di uno scenario apparentemente "incantato" cela il racconto straziante di un dramma incommensurabile. Un'opera che l'artista ha vissuto come un percorso ascetico tra tormento ed estasi, alla ricerca di un'oniricità che potesse ben integrarsi con il realismo pungente delle raffigurazioni umane, evocando sensazioni diverse, tra bellezza e speranza, morte e resurrezione.
Un paesaggio marino contraddistinto da una linea dell'orizzonte infuocata che sembra fungere da confine tra due diverse dimensioni. Una collocazione temporale destabilizzante, a metà tra un notturno e un'alba… e dietro l'apparente calma del mare, leggermente increspato, a poco a poco scorgiamo presenze spettrali, personificazioni degli effetti devastanti delle guerre sui bambini.
Come piccoli sopravvissuti ad un disastro alcuni personaggi, dotati di un'incisiva espressività, avanzano verso lo spettatore, ricercando la sua attenzione per comunicare paura, sconforto, sofferenza, ferma condanna e desiderio di porre fine ad ogni atto di violenza. Altre figure, segnate da trasparenze o da una sfavillante luminosità, sembrano indicare contemporaneamente una flebile speranza. In basso a destra, un'anima-bambina intenta a fare bolle di sapone rimanda alla leggerezza dell'infanzia e al desiderio di libertà, simboleggiando al contempo la fragilità dell'esistenza; dal lato opposto, un uomo con in braccio un bimbo esanime guarda verso una sfera lucente simbolo di salvezza, mentre in basso, in posizione centrale, assistiamo al passaggio tra la vita e la morte, con l'immagine di un'anima che abbandonato il suo involucro terreno si dirige verso il cielo. Qui un'altra figura, aggrappata saldamente ad una sfera, sorvola sulla malvagità del nostro tempo, invocando l'aiuto divino. Un grido di condanna nei confronti della scelleratezza dell'essere umano che ha perso i suoi valori, rinchiudendosi nel silenzio assordante di una civiltà distratta e inerte all'altrui dolore.
Francesca Callipari
Critico d'arte e curatore mostre